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domenica 6 febbraio 2011

Addio orti dei pensionati il Comune manda le ruspe


PASQUALE guardai bulldozer scendere dalla strada fino al ciglio del Lambro. Sa perché sono lì: il Comune questa volta fa sul serio. I primi due orti abusivi sono già stati spazzati via, presto toccherà al suo «campo agricolo», un pezzo di terra di 16 metri per 9 che coltiva dai tempi dei Beatles. Pasquale ha 82 anni, è nato ad Avellino e ha una sua teoria su cosa sia la verità.

«LA VERITÀ vera, quella di Dio, è diversa dalla verità dei giudici, dei politici e di tutti quelli che comandano - scandisce - e la verità è che quest' orto è mio. E se me lo tolgono mi tolgono la vita. E io la vita non me la faccio togliere senza lottare». Faccia di marmo, pugni chiusi, Pasquale sta immobile. Appoggiato alla baracca degli attrezzi in legno e lamiera che ha costruito trent' anni fa, e che ancora regge, ammira il suo orto. È uno dei più curati fra i 103 pezzi di terra coltivata nati nei decenni fra il Lambro e via Rizzoli su terreni del Comune e dell' Inps: niente galline, una tettoia in lamiera, una cisterna per la raccolta dell' acqua piovana che serve per irrigare. «Questo campo è mio perché c' è l' usucapione - dice Pasquale, pensionato dopo una vita alla catena di montaggio in Alfa Romeo - voglio morire zappando, come mio padre e come il padre di mio padre. Mangio quello che coltivo e non faccio male a nessuno». Sono pensionati, gli agricoltori di via Rizzoli. Seminano e annaffiano per passare il tempo o come ragione di vita, sotto le finestre del centro direzionale di Rcs. Zappano e annaffiano di fronte a corti di case costruite nel 1992 dalle cooperative bianche legate alle Acli. Sono siciliani, calabresi, pugliesi e piantano gli ortaggi di una terra che hanno lasciato da bambini a cento metri dal traffico di via Palmanova. Nicola, 84enne Foggiano, coltiva rape, fave, piselli, aglio e cipolle. «In primavera faccio l' insalata e il pomodoro, che viene buonissimo», racconta. A lui dello sfratto in corso nessuno ha detto nulla. Dal suo campo, il primo di fianco alla strada, nemmeno si vedono le ruspe e i camion verdi che fanno la spola per smaltire i resti dei capanni già abbattuti. «Il consiglio di zona ci ha chiesto di sgombrare gli abusivi e noi lo stiamo facendo - dice il vicesindaco Riccardo De Corato - so che gli anziani non sono delinquenti, ma lì non possono stare. E sarà sempre il consiglio di zona a decidere la destinazione dei terreni una volta liberati». Fra sei giorni, stando al progetto di Palazzo Marino, degli orti dovrebbe restare ben poco. Andrea Ancona, presidente leghista della commissione Sicurezza del consiglio di Zona 3, fa il duro: «Era l' ora che arrivassero i bulldozer - dice - basta illegalità». Ancora più entusiasta è un' anziana residente. Guarda le ruspe pronte ad entrare in azione e le brillano gli occhi: «Sono quindici anni che aspetto questo momento - sospira - finalmente se ne andrà il degrado». Suo marito, anche lui in barricata nel chiedere il trasloco degli "ortisti", le fa eco: «Se ne andranno i topi e lo sporco - dice - finirà il viavai dei ladri la sera e scompariranno le auto degli uomini che la notte si appartano con le prostitute nei capanni degli attrezzi». Mentre gli operai, i vigili e i camion dell' Amsa lavorano per sgombrare la terra dai resti degli orti già spianati, tre rumeni sulla trentina raccolgono il rame e il ferro, che rivenderanno poi ai rottamai «Quando non ci saranno più gli orti, qui faremo un campo di zingari», scherza uno di loro.
I contadini abusivi di via Rizzoli non hanno appoggio politico.
Se De Corato usa il pugno di ferro, anche la sinistra dagli anni Ottanta sogna che al posto degli orti si faccia un parco. In realtà sanno tutti che il parco non si può fare: il tribunale civile ha riconosciuto a sette anziani la proprietà dei piccoli campi che coltivano dagli anni Settanta, grazie all' usucapione. E un parco con in mezzo sette orti è difficile immaginarlo. Sull' esempio dei sette, altri sedici pensionati stanno tentando una battaglia legale per tenersi la terra. La prima udienza si è fatta la scorsa estate. Ma perché ci sia usucapione è necessario riuscire a dimostrare che si sta li da almeno 20 anni. E non è facile. È un po' come dice Pasquale: «Una cosa è la verità vera, una cosa è quella che dicono i giudici». Per gli orti dei suoi assistiti l' avvocato Daniela Gramegna ha ottenuto la rassicurazione dal Comune che i bulldozer non interverranno fino alla conclusione del processo. «Mi chiamano preoccupatissimi - racconta - hanno una soggezione totale per l' autorità, un rispetto che sfocia in paura». (Franco Vanni - Repubblica)

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