L’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) di Parma prende posizione contro l’Inps di Parma e dà notizia della vittoria di alcuni ricorrenti contro l’istituto previdenziale in merito alle revoche di indennità e pensioni operate a scapito di alcuni invalidi. Ora l’Inps dovrà pagherà anche gli arretari e le spese legali.
Il testo del comunicato dell’Anmic.
L’Anmic (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) di Parma denuncia ancora una volta la situazione insostenibile, quasi una “persecuzione”, in cui si vengono a trovare i disabili a causa dell’incomprensibile comportamento dell’Inps e dei suoi medici in tema di visite di verifica.
Visite dai risultati sconcertanti e quasi “secretati”, visto che nonostante le diverse legittime richieste avanzate dall’Anmic di trasmissione degli elenchi dei disabili sottoposti a valutazione da parte dell’Inps alle associazioni, un diritto sancito dalla l. 183/2010, e dei dati relativi alle visite già espletate, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta.
Un silenzio poco lusinghiero quello dei vertici locali dell’Inps, che di fatto non permette all’associazione di avere accesso ai dati relativi agli esiti delle verifiche effettuate nel 2009.
Forse perchè gli esiti di tali verifiche sono destinati ad essere cassati dal tribunale con effetti economici disastrosi per l’ente ? Tra le decine di disabili che l’Inps ha deciso non aver diritto all’indennità di accompagnamento o addirittura classificati come falsi invalidi, diversi si sono rivolti all’Anmic per procedere al ricorso.
Quattro di questi procedimenti sono arrivati a sentenza: quattro vittorie su quattro per i ricorrenti. Quattro falsi falsi invalidi! E non potrebbe essere altrimenti visto che il giudice non può che applicare la legge vigente di fronte ad una interpretazione arbitraria dell’Inps contraria sia alla norma che alla giurisprudenza. Quattro vittorie giudiziarie che costano lacrime e sangue sia ai ricorrenti che allo stesso Inps. E’ facilmente deducibile il disagio di chi, appartenente alle fasce deboli, si ritrova, senza preavviso, privato dell’indennità per oltre un anno. Situazioni difficili, ai limiti del sopportabile, che vengono esasperate in virtù di interpretazioni di legge a dir poco arbitrarie.
E l’Inps cosa ci guadagna? Niente, anzi da una operazione chiaramente mirata a fare cassa in tempi di crisi e ristrettezze economiche a scapito dei più deboli, realizza una perdita economica notevole.
Facilmente riscontrabile il danno per l’ente: a fronte di un risparmio nel breve termine per la sospensione dei pagamenti, dopo i ricorsi l’Inps dovrà pagare arretrati, spese legali e di giudizio anche per la controparte, nonché gli interessi di legge sui versamenti sospesi.
Un esborso chiaramente maggiore, riguardante decine di casi in provincia di Parma e quindi migliaia a livello nazionale.
Una situazione che potrebbe anche configurare la fattispecie del falso in bilancio relativamente ai conti dello stato che nel 2009 ha risparmiato una cifra che dovrà sborsare negli anni seguenti con le maggiorazioni di cui sopra.
La versione integrale di questo articolo è disponibile all’indirizzo: parma.repubblica.it
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